Frà Leonardo Mioli

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(PG) Frà Leonardo Vicentino Laico Cappuccino da Monte Viale (Villa distante dalla città circa quattro miglia) fù della famiglia dei Mioli, prima ch’entrasse nella religione dei Cappuccini,) come il P. Dionisio da Verona Sacerdote Cappuccino scrive nella Raccolta, che fece delle cose memorande della Provincia di S. Antonio), hebbe moglie, quali poco dopo essendoli morta determinò di servir à Dio, e perciò entrò nella Religione Cappuccina, dove visse circa ventisei anni con grandissima esemplarità di vita, tra tutte le virtù, che questo divoto religioso hebbe, una fu la povertà Serafica, della quale fu zelantissimo, sì nel vestire, come nel mangiar, & altre cose necessaria alla vita humana. faceva molte orationi, nella quali spendeva la maggior parte della notte dato al corpo l’inevitabile riposo. osservava rigorosissimo silenzio non parlando che di cose necessarie, ne conversando con alcuno se non quando il bisogno, e fraterna Carità richiedea, i suoi ragionamenti erano di cose spirituali, & allegra risplendeva la serenità della conscienza. dava con gran piacere à poveri limosina, singolarmente dell’herbe dell’horto, quale coltivava con molta diligenza ispecialmente in Padoa, dove molti anni dimorando con la sua religiosa conversatione s’era guadagnato gran fama di santità massime appresso il Rev. P. Inquisitor di quel tempo, l’Abbate di S. Giustina, Andrea Sagredo nobile Veneto, & altri Huomini di gran spirito. Pativa una grandissima infermità dell’Asmo, quali molti anni sopportò con ammirabile patienza, senza mai voler che li fossero somministrati cibi speciali, benchè ne fusse molto bisogno, anzi si cibava di grossi, & austeri . continuamente lavorava nell’horto, é quando pioveva, s’occupava d’altri esercizij manuali del Monastero per non star in otio . mai fu veduto adirato, ne conturbato, quantonque li fusse dato danno nell’horto, e’ li venisse fatta qualunque altra cosa dispiacevole. di tutti li mali, e’ difetti, che nel monasterio accadevano, incolpava se stesso . serviva ogni mattina tre, quattro messe dicendo che, mentre ciò egli faceva, il S. lavorare per esso nell’horto, quale sempre si vedeva benissimo coltivato con abbondanza d’ogni herbaggio conforme alla qualità dei tempi con gran meraviglia di ciascheduno facendo qualmente questo divoto Religioso spendeva in servir Messa il tempo più opportuno per seminar, e piantare. L’ultima mattina che servì Messa, essendo sano in parti della Sacrestia disse al Padre Antonio da Verona Sacrestano Sacerdote queste parole:

Horsù padre Sacrestano mi raccomando alle vostre sante orationi, più non vi seguirò Messa, nè più venirò in sacrestia, perché adesso io vado a’ morir. E così accadde’, perché subito infermatosi nel termine di otto giorni palsò da questa vita nel detto Monasterio di Padoa dopo haver pigliato con maravigliosa divotione li Santissimi Sacramenti, spirando l’anima in mano del Creatore, mentre li si leggevano quelle parole della passione: Pater in manus sua comendo spiritum meum. morto divenne si bello, che rese stupor non solo a secolari, ma inoltre anco ai franti havendo le labbra vermiglie, con la faccia bella come di fanciullo non ostante, che in vita per la sua rigidità, & austerità di viver paresse morto vinendo. Fù sepolto con gran concorso di popolo di quella Parochia di S. Croce, dove tutti l’amavano, e’ stimavano Santo, la notte seguente mentre il di cadavero era in Chiesa sopra terra per poi seppellirlo dopo la Messa di Requiem della seguente mattina circa l’hora del mattuttino fù da molti frati, è secolari veduto un globo di ardentissimo fuoco sopra la stessa chiesa, onde pareva ch’ ella insieme col Monasterio tutta s’abbruciasse. anzi un secolar molto amico, & familiar suo afferma d’haver havuto come in visione, che gli Angeli, e’ Santi cantavano la stessa notte a Frà Leonardo l’officio, la onde per tali prodigij, & per le sue singolari virtù piamente può credersi, che se ne volasse al cielo subito dopo la sua morte, quale seguì dell’anno mille seicento quattro. (dal libro III “Storia ecclesiastica della città, territorio e diocesi di Vicenza”)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A questo compaesano morto in odore di santità nel 1604, l’amministrazione comunale intitolò la via che dalla Costigiola sale alla Base Scout, una strada che anticamente, vista anche la posizione dell’antica Dogana (ex ristorante Zemin) veniva spesso usata per salire in paese, preferendola alla più difficoltosa ed erta Callecurta. Leggendo le antiche mappe austriache pare di individuare in “strada delle sponde” il nome dato all’attuale via Mioli.

 

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I Frati minori si trovano ancora in quella stessa Parrocchia di S. Croce di Padova dove visse il nostro Frà Leonardo Mioli.

(dal libro “I Cappuccini a Padova cinque secoli di presenza”)

 

Borgo Santa Croce 1781 – in basso al centro il convento – (dal libro “I Cappuccini a Padova cinque secoli di presenza”)