1944 I cammelli a Monteviale

(PG) La locale sezione A.N.C.R. (Ass. Naz. Combattenti e Reduci) nell’ambito del proprio compito di memoria storica ha ricevuto e segnala questo curiosissimo – per Monteviale – ma significativo episodio occorso nel 1944.

A scrivere è il figlio di una spettatrice dell’evento, all’epoca giovane donna:

“Mia madre, Caterina Oliviero classe 1928, un giorno mi raccontò che vide passare per via Tovazzi una colonna di cavalieri probabilmente tedeschi. La cosa che più la incuriosì fu la presenza insolita di carrette trainate da cammelli asiatici. Ripeteva che il fatto era accaduto “durante la guerra”. Espressione indeterminata, spesso usata dalla nostra gente, per ricordare episodi risalenti in particolare al periodo della Repubblica di Salò. Naturalmente ne fui sorpreso anch’io, tanto che, anche se il fatto mi parve del tutto improbabile, mi rimase impresso nella mente. Alcuni anni dopo, leggendo un interessantissimo saggio storico su una vicenda bellica di quegli anni tuttora poco nota, trovai la conferma che il racconto era vero.
Il saggio in questione è “L’armata cosacca in Italia” di Pier Arrigo Carnier pubblicato da Mursia. Lo storico racconta la formazione, su iniziativa tedesca, di uno Stato cosacco in Friuli/Carnia denominato KosaKenland (in tedesco) o Cossackia (in russo) negli anni 1944/45. Era lo stanziamento di una popolazione formata soprattutto da Cosacchi che avevano seguito i Tedeschi durante la loro ritirata dalla Russia dopo la caduta del fronte orientale. Si trattava di soldati accompagnati dalle famiglie provvisti di masserizie ed animali, tra
cui i cammelli asiatici trainanti anche “carrette”. Oltre ai Cosacchi (circa 40.000 secondo l’indagine di Carnier) si contavano anche numerosi “caucasici”, definizione che raccoglie popolazioni come Turkmeni, Ucraini… fieramente contrari allo stato sovietico e che preferirono migrare piuttosto che rimanere in Russia. La loro fine, terminata la guerra, fu terribile [1]. Un battaglione “russo” era di stanza a Marano Vicentino. Si trattava di un reparto formato in prevalenza da Ucraini e da “Wolga-deutsche” [2]. Questo battaglione partecipò a vasti rastrellamenti incentrati in particolare anche nella zona Arzignano-Schio-Recoaro nel settembre del 1944. Pertanto appare evidente che, al rientro da Arzignano per tornare a Marano, siano effettivamente transitati per via Tovazzi, la strada più breve. Ho trovato così il riscontro al ricordo di mia madre. Un altro ex abitante di Monteviale , il sig. Gianni Cattelan, originario di Arsiero, ricordava di aver visto da piccolo degli asiatici con i cammelli (tornano sempre) a Pedescala. Anche questa informazione è esatta. Infatti a Pedescala, due giorni prima dei noti fatti seguiti dalla rappresaglia tedesca, stazionava il battaglione proveniente da Marano e diretto in Austria. Questo battaglione è estraneo all’eccidio.

[1]  Gli Inglesi consegnarono ai Russi, su richiesta di Stalin, i superstiti; oltre 10.000 di loro si suicidarono la notte prima annegandosi nel Drava a Peggets Lienz. A Mosca ho trovato conferma di questo episodio, totalmente ignorato dalla storia ufficiale sovietica, parlando con un soldato cosacco tra lo sbalordimento dell’interprete che non capiva di che parlassimo. Il fatto era invece ben conosciuto dai Cosacchi perché veniva raccontato nei villaggi dagli Atamani. [2] Questo gruppo etnico era formato da contadini svevi, chiamati dalla zarina Caterina la Grande per popolare il territorio russo del basso Volga.”

Foto tratta dal libro “L’armata cosacca in Italia”

In tempi recenti, gli studiosi stanno raccogliendo, riordinando, approfondendo la particolarità degli eventi legati alla presenza dei cosacchi in Italia. L’ anno scorso a Udine è stata allestita la mostra “Cosacchi in Friuli. 1944-1945 Le fotografie di Sergio Gennaro”.

Il 28 maggio si installò a Marano il Comando della 263° Battaglione orientale “POA”. Si trattava di un reparto formato da 4 compagnie composte di volontari dell’est Europa, soprattutto russi, georgiani e ucraini, arruolati nella Wermacht durante l’occupazione nazifascista dell’occupazione dell’Unione sovietica. Erano però comandati da ufficiali e sottufficiali tedeschi  che consideravano i loro sottoposti untermenschen, ossia dei sottouomini adatti al lavoro sporco. Tale reparto, specializzato nella lotta antipartigiana, era giunto in Italia nei primi mesi del ’44 ed era stato impiegato nella zona del Cuneese prima di passare nel Vicentino. Durante l’estate piccoli presidi vennero installati a Santorso, Schio, Torrebelvicino, S. Antonio del Pasubio, Arsiero e sull’Altopiano dei Sette Comuni, ma il comando dell’intero battaglione venne fissato a Marano, all’interno delle scuole elementari. (dal libro “Come quando l’acqua rompe” di Piero Casentini)

 

A chi interessasse approfondire l’argomento storico segnaliamo le opere seguenti: