8 settembre Festa Patronale di Vicenza: curiosità

(PG) In occasione della ricorrenza dell’otto settembre, Festa Patronale, proponiamo qualche notizia curiosa che, a coloro che vorranno approfondire, porterà comunque una maggiore conoscenza delle opere d’arte vicentine.  Il profilo di Monteviale compare nel dipinto nel quale viene “raccontata” la prima apparizione della Madonna; nel 1900 la famiglia Zileri e  la parrocchia di Monteviale, come molti altri, contribuirono al restauro dei Portici di Monte Berico e, infine, un nostro concittadino scrisse alcune rime sulle sempre presenti (all’epoca) bancarelle presso le quale i visitatori potevano acquistare coroncine, statuine e immagini votive.

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Pala del Maganza presso la chiesa di S. Giorgio in Gogna (foto dal web)

 

Presso la chiesa di S. Giorgio in Gogna è possibile ammirare la “Pala del Maganza”, opera di Alessandro e Gian Battista Maganza risalente al 1600. L’apparizione della Madonna a Vincenza Pasini, infierendo la peste a Vicenza tra il 1425 e il 1428 questo è il titolo dato all’opera pittorica … era in origine nella chiesa di Ognissanti in borgo S. Caterina, sul primo altare a destra: logica collocazione dal momento che Vincenza Pasini, l’umile donna di Sovizzo la cui tradizione vuole appunto apparsa la madonna durante la pestilenza del primo ‘400, era stata sepolta, poco dopo il 1430, proprio presso quella chiesa (Rumor 1911,48). Sconsacrata e distrutta la chiesa di Ognissanti in conseguenza delle soppressioni napoleoniche tra ‘700 e ‘800, la pala venne portata […] nella parrocchiale di Cereda […] tolta anche da là e finita nella soffitta della vicina canonica, venne fortunatamente ritrovata […] dal dr. Alessandro Brendolan: restaurata ed acquistata nel 1965 dalla Comunità parrocchiale della chiesa vicentina di S. Giorgio, vi è adesso qui esposta, appesa all’inizio della parete sinistra.

Foto Paola Groppo

Il Boschini (1676, 58-59) descrive la tela come “La Beata che aparisce a Santa Vincenza in tre forme, et in distanza si vede la Peste: opera di Alessandro Maganza una delle singolari”; parole riprese quasi alla lettera dal Baldarini (1779, I, 107-108). Più precisamente rivediamo qui, sulla scorta del Rumor (1911, 43-47) e cominciando dal basso la prima apparizione della Madonna, accompagnata da due piccoli angeli alla settantenne Vicenza Pasini, il 7 marzo 1426, sul Monte Berico: la popolana cade sbalordita ma la Vergine, prendendola con la mano per la spalla destra e confortandola, la esorta perché inviti i vicentini ad innalzare in quel luogo una chiesa in suo onore se vogliono essere liberati dal flagello della peste incombente. Vincenza smuove le pietre con la mano sinistra e dall’arido suolo sgorga una fonte miracolosa, riprova della veridicità dell’intervento divino. Poco sopra, sulla sinistra, la Madonna, con una croce formata da rami d’olivo, traccia sul terreno, sempre in presenza della Pasini, la pianta del tempio da costruirsi. In altro, Vincenza, morta in fama di santità circa il 1431, contempla direttamente la madre celeste nella gloria del Paradiso.

Particolare ( foto Paola Groppo)

Nella fascia centrale s’apre un arioso scorso di paesaggio: sullo sfondo dei monti dell’altopiano di Asiago, del Summano e del Novegno i cui profili staccano inconfondibili dietro le vicine alture del Monte della Crocetta di Creazzo, di Sovizzo e di Monteviale, si delinea chiarissima tutta la parte centro-occidentale di Vicenza, ben puntualizzata dall’eminenza delle sagome degli edifici principali, a cominciare dalla carena della Basilica, da destra, cui seguono procedendo verso sinistra il campanile e la facciata di S. Vincenzo, il campanile e la cupola della Cattedrale, la chiesa e il campanile si S. Lorenzo fino al grosso nucleo fornito dalla porta del Castello, ancora ad un unico fornice, fiancheggiata dal torrione scaligero e preceduta dal ponte sulla larga fossa. La minuzia descrittiva si spinge a rilevare, presso la testata esterna del ponte medesimo, la cosiddetta “colonna di S. Gallo”, ivi dagli ultimi decenni del ‘300 poi abbattuta dai Francesi di Massena nel 1805 e oggi collocata davanti alla Basilica dei S.S. Felice e Fortunato (Barbieri: 1980, 298-301). Il punto di osservazione è in luogo relativamente allontanato dalla città, appena iniziati i declivi del Berico, e quasi esattamente, si direbbe, entro il sagrato della chiesa di S. Giorgio; subito al di sotto scorrono le acque del Retrone, al di là la vasta area del Campo Marzo [Marzio], che vi figura ad evidenza adibita a ricovero degli appestati, e dove sono sparse piccole costruzioni in legno realizzate allo scopo, sta entrando un carro di ammalati (o di moribondi?), passano frettolosi gli addetti ai più svariati servizi, si bruciano vestiti e masserizie, cavalcano, in tabarro e cappello nero, due visitatori privilegiati, forse due medici. In realtà il vero e proprio Lazzaretto, o ospedale per le epidemie contagiose, cominciato a sistemare solo più tardi “alla metà del secolo XV … a spese del Comune e con le offerte dei privati cittadini (Mantese 1964, 677), lavorandovisi purtroppo solo saltuariamente e costrettivi dall’incalzare del morbo” era direttamente a ridosso della chiesa di S. Giorgio. [Andrea Palladio, il testo, l’immagine, la città – A.A. – 1980]

 

I PORTICI DI MONTE BERICO [trascrizione del documento tratto dall’omonimo libro di Luciano Parolin – 2020]

Stampa d’epoca tratta da libro “Vicenza la città del Palladio” 1933 (collezione Paola Groppo)

In data 5 aprile 1937 la Consulta Municipale approvava il provvedimento presentato dall’illustrissimo Podestà, Comm. Cebba, concernente la sistemazione dei Portici di Monte Berico. In data 27 settembre u.s. i lavori hanno avuto inizio. I fedeli della Diocesi, che hanno singolare devozione alla Beata Vergine di Monte Berico e che con tanta pietà accedono alla sua Basilica, si sono sempre interessati del decoro del Santuario e della strada che vi conduce. Ne fa viva testimonianza la storia. I Portici, costruiti nel 1746, riparati una prima volta nel 1828, furono sempre oggetto di attenzione e di generosità da parte dei vicentini. E non pochi ricorderanno i restauri eseguiti per la incoronazione della Effige della Beata Vergine, avvenuta per le mani del Card. Giuseppe Sarto, allora Patriarca di Venezia, nel 1900. Anche in quella circostanza la spesa della decorazione fu sostenuta da famiglie e da Enti, i cui nomi sono ricordati dalle scritte appostevi. Nel presente momento il nostro Ill.mo Sig. Podestà, deliberate le spese di consolidazione e di restauro a carico della Amministrazione Municipale, fa assegnamento sul contributo dei privati, delle associazioni, delle parrocchie per la tinteggiatura e la decorazione degli archi e delle cappelle, calcolato nella spesa circa di L.330 per ogni arco e di L.500 per ogni cappella. Plaudendo all’iniziativa di ripristino, abbiamo promesso di interessarci presso le parrocchie e gli enti religiosi, perché anche questa volta vogliano concorrere all’opera di pietà religiosa e di devozione alla cara Madre di Monte Berico. Non dubitiamo che la nostra esortazione verrà accolta benevolmente da tutti e in modo particolare dalle persone più facoltose. Lasciamo ai parroci di scegliere i mezzi più convenienti per raccogliere le offerte, e, per chi lo crede opportuno, autorizziamo una colletta nella chiesa parrocchiale. Le offerte dovranno essere consegnate alla Curia entro il dicembre del corrente anno. 

 

Foto d’epoca tratta dal libro “Vicenza la città del Palladio” 1932 (collezione Paola Groppo)

 

A lode e a stimolo diamo l’elenco degli enti ecclesiastici. che hanno concorso nel 1900, ed i cui nomi sono segnati nei portici, desumendolo dalla pubblicazione di Mons. Mariano Rumor: “Storia documentata del Santuario di Monte Berico” pag. 164

CAPPELLA X CROCEFISSIONE                                                                                                                   ARCO (CAPPELLA APPARIZIONE)

Conti Zileri Dal Verme                                                                                                                                        9. Parrocchia di Monteviale 

              (” Et Crucifixerunt eum” JOANN, XIX, 18

              dipinse Bressanin a spese della famiglia)

Foto d’epoca tratta dal libro “Vicenza” di Giuseppe Pettinà 1930 (collezione Paola Groppo)

 

BANCHERELLE RELIGIOSE A MONTE BERICO

di Giuseppe Biego*

 

Crocefissi, Madonne ed ogni Santo

in vista ai passeggieri:

e perle nei rosari per l’incanto

di bimbe e per le vecchie tetri o neri.

 

Quando ascendea fanciullo il sacro monte

compunto essi guardavo.

A doni di Madonna la mia fronte

credea e, come giunti là, sognavo.

 

Ora m’attrista il mercimonio astuto

nel tono lamentoso.

Ma dentro il cuor, d’infanzia non è muto

il desio d’ invocare il Dio che è ascoso.

[Epigrammi e Romanze 1950]

 

  • * Giuseppe Biego, cognato di Adriano Cibele, risiedette in paese, appassionato musicista descritto da Bruno Cozza