(PG) Oggi per i vicentini non è solo la “Festa dei Oto”: ottanta anni fa, l’8 settembre aveva origine una drammatica pagina di storia italiana.
Lasciamo alle parole di alcuni vicentini, protagonisti della Resistenza locale, il nostro contributo per questa ricorrenza.
“[…] L’8 settembre 1943 ero a casa con mia madre in corso Fogazzaro. Improvvisamente, anticipata da un rumore di passi crescente, abbiamo visto dalla finestra una marea di giovani scortati da soldati tedeschi, che andavano verso la chiesa dei “Carmini” … dove li portassero non lo so. Avevamo due balconcini che si affacciavano al primo piano sulla strada e da lì guardavamo questo triste defluire. Tre salirono a casa nostra. La mamma prese i vestiti dei miei due fratelli mandati al fronte e aiutò i tre ragazzi ad indossarli, aggiungendo di sperare che mio fratello Carlo trovasse lo stesso aiuto da una famiglia russa in caso di necessità. Così mia madre regalò tutti i vesti dei miei due fratelli. […] Tutti eravamo convinti che la dittatura fascista fosse arrivata al capolinea e io speravo di poter riabbracciare presto Aldo e Carlo [i fratelli]. Purtroppo la gioia finì prestissimo e nel peggiore dei modi. E tutte le persone che avevano manifestato pubblicamente la propria opinione contraria alla dittatura dovettero immediatamente nascondersi. Avevano bisogno di persone non compromesse per continuare la lotta. Io ormai ero una di loro e così mi trovai all’improvviso proiettata in una nuova vita, tra figure di sicuro rigore morale. (Giorgio Baldisseri figlio di Alberta Caveggion “Nerina” in “Partigiani autonomi vicentini”)
“[…]L’8 settembre 1943 sorprese Segato a Vicenza (in permesso); il 9 ritornò al 15°Artiglieria di Conegliano (Div. Puglie) e l’11 raggiunse in bicicletta Altavilla Vicentina, dove era sfollata la famiglia. Al Biron di Monteviale si aprì la strada con il lancio di bombe a mano e la sera del 12 si recò nel borgo di S. Lucia, alla prima riunione del movimento resistenziale cittadino. In quattro giorni maturò la sua scelta, passando da ufficiale del Regio Esercito a partigiano combattente…senza dubbi o remore! […] (in “La divisione partigiana a Vicenza e il suo battaglione guastatori” )
“[…] presso la Falegnameria Faggionato in borgo Santa Lucia di Vicenza. Quella sera fui investito del primo incarico cospirativo-militante in nome e per conto del primo comando militare partigiano provinciale; conobbi diversi antifascisti cospiratori decisi alla costituzione di SAP e GAP, quasi tutti militanti nei partiti comunista e socialista e antifascisti di vecchia data: Romeo Dalla Pozza, l’ing. Maule, il notaio Jacopo Cibele…[…] mi fu pertanto facile svolgere i compiti di organizzatore militare in città e provincia, mobilitando renitenti, ex militari, civili, antifascisti e costituendo ( in collaborazione con altri promotori della resistenza armata, quali Gino Cerchio, Aquilino Nozze, Enrico Busatta…) le prime formazioni partigiane pronte al recupero di armi e munizioni e disposte a intervenire in atti di sabotaggio organizzato e programmato. […]”(Carlo Segato in “Flash di vita partigiana”)
“[…] Non mi sono mai presentato ai bandi di chiamata. Nel 1942, fino a dicembre ero stato a lavorare in Germania e avevo fatto un’esperienza brutta con i tedeschi: avevo visto anche uccisioni a sangue freddo. Ho passato la visita militare in luglio. Subito dopo l’8 settembre 1943 ho aiutato i giovani militari sbandati con vestiti, insegnando loro la strada…Avevo un fratello disperso in Russia. Anche mia madre collaborava con me, nella speranza che qualcuno aiutasse il figlio suo lontano. Al momento del bando di chiamata ci fu una riunione dei giovani di Monteviale: la decisione fu di non presentarsi. E nessuno si è presentato. […] “(Severino Oliviero “Attilio Bandiera” “Fulmine” in “Malga Campetto”)
“[…] La partecipazione alla lotta di liberazione fu un problema di scelta drammatica, diceva sempre mio padre [“Nino” Bressan comandante della Divisione partigiana Vicenza] Questi giovani si trovarono di fronte allo sfacelo, ad una tragedia: militare, politica, morale. C’è chi scelse per amore patrio, per fedeltà alle istituzioni; per altri fu decisivo il fattore politico, l’ideologia, che vedeva nella Resistenza l’opportunità di modificare gli equilibri sociali del paese. […]”( Gabriella Bressan – figlia di Gaetano Bressan in “Partigiani autonomi vicentini”)
“[…] quando alla fine del settembre 1943 rientrai a Vicenza, tutto appariva mutato: una città spenta, silenziosa, circospetta, quasi a rifiutare qualsiasi aspetto di vita; la gente, rada, frettolosa per le strade pressoché deserte, evitava di fermarsi con chicchessia. […]” (Enrico Niccolini in “Ricordanze”)
ELENCO I.M.I. MONTEVIALE Elenco IMI Monteviale provvisorio