L’A.C. Monteviale nasce ufficialmente il 26 febbraio del 1971, con il primo Primo Statuto sociale, segretario Cracco Adriano e primo presidente Corato Armando. Non era ancora tempo di partite: fin dall’estate precedente erano iniziati i lavori di spianamento, rialzo e prima sistemazione del terreno di proprietà comunale adibito (dopo tanto desiderare dei giovani) a campo sportivo, e furono necessarie ore e ore di volontariato di tanti amici e montevialesi, che, mettendo a disposizione manodopera e materiali, realizzarono “il consueto piccolo miracolo dei paeselli di provincia, dove ci si conosce tutti, spesso si litiga, sempre si questiona ma alla fin fine ci si aiuta gli uni con gli altri“, alla Brescello di Don Camillo e Peppone. Bisognerà però attendere il 14 novembre 1971 per l’inaugurazione ufficiale del campo da calcio e la prima partita casalinga, conclusasi con una “prova caparbia e orgogliosa del Monteviale che ha giocato la partita con grande agonismo, subendo l’immeritata sconfitta giunta in seguito a due dubbi rigori concessi al Montorso“, come narrano le cronache dell’epoca. La prima partita ufficiale invece fu giocata ad Altavilla, il 24 ottobre 1971, e si concluse con un 3-0 secco per i locali. Mentre invece bisognerà aspettare il 28 novembre per la prima vittoria, contro il Monticello di Fara, sconfitto 4 a 2 sotto una pioggia torrenziale.
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Col passare degli anni l’associazione calcio è cresciuta per tifosi, dirigenti, giocatori, seguendo pari pari la crescita del paese e permettendo a molti bambini e ragazzi di poter giocare a calcio nelle categorie giovanili (prima nei tornei amatoriali del CSI; Centro Sportivo Italiano, fino al passaggio alle categorie ufficiali della FIGC). Oltre al valore sociale e relazionale dello sport, non si può nascondere che per molti giovani l’attività sportiva calcistica sia stata quasi una opportunità esclusiva per fare attività motoria in paese, perlomeno fino alla conclusione degli anni ’90, quando si sono affacciati altri sport, mezzi di trasporto che hanno facilitato lo spostarsi nel capoluogo e nei paesi limitrofi, altri svaghi sociali. Le curiosità, gli aneddoti, i personaggi, le vicende specie degli inizi, meriterebbero di essere raccontate non in uno, ma in più volumi. Nel 1990 ci provarono Massimo Corato e Dino Caliaro, arrivando a comporre un libro straordinario per perizia di dati e passione (citato anche dalla stampa nazionale, da quel “Guerin Sportivo” che tutt’oggi è una tra le riviste di riferimento dello sport italiano) nel quale trovarono spazio e furono raccolti vent’anni di storia, dati, nomi, episodi curiosi e “leggendari”. Erano gli anni di un calcio romantico e davvero “dilettante”, nel senso autentico del termine, ma non meno impegnativo e affascinante. Anni anche difficili, a volte poco gratificanti e che hanno richiesto tanta passione per una società ai primi passi.
Non sono mancate però le soddisfazioni umane e sportive. E’ rimasta nel cuore di tanti la partecipazione leggendaria al primo torneo internazionale della storia dell’AC Monteviale , in terra tedesca, a Wasseralfingen nel 1979; oppure la qualificazione un pò a sorpresa, della neonata squadra dei “pulcini a sette” (classe 1980) capaci di vincere nel 1990 quasi tutte le partite del loro girone, e arrivati in finale provinciale allo Stadio Menti, sconfitti solo dal Lanerossi Vicenza (dopo aver eliminato ai calci di rigore il quotatissimo Montecchio Maggiore in una sfida batticuore, indimenticabile e “sportivamente drammatica“). Oppure, in tempi più recenti, si pensi alla vittoria nell’importante Trofeo Berto del 2018 della squadra Juniores, impostasi in finale contro il Brendola per 2-1 con i goal di Filippo Costa e Marco Zaupa.
Chissà poi quante potrebbe raccontarne il vecchio campo in via Biron, e il campo di allenamento dietro gli spogliatoi che puntualmente ad ogni pioggia si trasformava in acquitrino. Molti ricorderanno la fatica di “segnare il campo” con la calce, le partite della domenica mattina giocate su uno spesso strato di ghiaccio causa del terreno sempre in ombra nel periodo invernale, oppure dell’acqua degli spogliatoi…più fredda che calda. Più di tutti i disagi, però, hanno sempre prevalso sentimenti di amicizia, divertimento, passione: anche quando i risultati stentavano ad arrivare. Sono rimaste scolpite nella memoria dei protagonisti le partite del “Torneo delle Contrade”, che hanno animato molte sere estive dei montevialesi per tanti anni (a volte con una foga e un agonismo…. eccessivo, davvero campanilistico). Ma la storia dell’AC Monteviale è anche storia di successi: tra le prodezze sportive, sicuramente merita una menzione speciale la scalata dalla “terza alla seconda categoria” del 2001, autentica svolta del calcio nel nostro paese, con l’agognata promozione firmata da un gruppo consistente di giocatori montevialesi, alcuni tornati da esperienze in categorie superiori con altre società, che realizzarono un sogno fino a qualche anno prima solo lontanamente sussurrato. Giacomo Zanella, Pierpaolo Meneguzzo, Mauro e Paolo Costa, Andrea Cegalin, Giorgio Censi, Corrado Martini, Antonio e Nicola Zausa, Alessandro e Paolo Perin, Mirko Rampon … sono solo alcuni dei nomi protagonisti di quella cavalcata leggendaria, guidati dal mister Basilio Passuello, altro personaggio “storico” del calcio a Monteviale. Le foto qui sotto ricordano quel campionato vinto con una squadra capace di imporsi su avversari titolati e di spessore.
Tra le cronache di quell’anno, epica fu la rivalità con gli “amici-nemici” di Gambugliano (alla fine sia il Monteviale che il Gambugliano furono promossi in seconda categoria) che vide due risultati clamorosi ma al contrario… il Gambugliano infatti vinse 4-0 in casa nostra, noi invece andammo ad imporci 5-2 in casa loro (con cinquina del bomber Morano). Culmine del torneo fu l’ultima partita interna contro il Garcia Moreno di Arzignano, sulla quale grava un aneddoto a metà tra il reale e il leggendario. Pare infatti che il Brendola, che si giocava col Monteviale il passaggio di categoria all’ultima giornata, avesse promesso alla squadra del Garcia Moreno una cena di pesce se fossero riusciti a uscire indenni dal nostro terreno di gioco. L’allenatore Passuello ricorda bene “la grinta e l’impegno della squadra avversaria, giocarono alla morte, ci misero l’anima, ma per fortuna riuscimmo a vincere 4-2 … fui anche espulso per la troppa foga che misi nel corso della partita, e andò bene così.” Negli anni poi furono ancora molte le esperienze che influirono sulla storia dell’associazione calcio: dai molti tornei giovanili all’estero (Barcellona, Croazia, Austria…) che videro esperienze umane e sportive di tutto rispetto per tanti giovani, fino all’abbandono del vecchio campo da calcio in via Biron per il trasferimento “dall’altra parte della strada”, in zona Fornaci nella nuova lottizzazione, con la novità del campo sintetico del 2007, dedicato al caro “Andrea Marini“, giovane montevialese perito tragicamente in un incidente sul lavoro. Infine, e siamo alla storia recente del nostro tempo, non si possono certo dimenticare le imprese sportive della prima squadra balzata agli onori della cronaca per i salti di categoria degli ultimi anni fino ad essere giunta, pur in tempo Covid e con tutte le complessità dovute alla pandemia, al passaggio dalla “prima categoria” alla “promozione”. Difficile, quasi impossibile pensare di rendere merito a chi si è impegnato per aiutare sostenere e permettere l’attività sportiva calcistica dei montevialesi in questi “primi” cinquant’anni: nominare anche uno solo dei dirigenti, degli allenatori, dei giocatori, dei genitori tuttofare sarebbe compito troppo arduo e riduttivo. Non li citiamo in questa sede, per ora: altre saranno le occasioni per darne memoria.
Nel frattempo in questi cinquant’anni sono sicuramente tanti, ma proprio tanti i bambini, i ragazzi, i giovani, gli adulti (ma anche le ragazze: nel 1990 nacque una squadra femminile nel nostro paese, che riuscì a farsi apprezzare non poco: clicca qui per leggere l’articolo) che hanno rincorso un pallone, su quel “campo verde al Biron“, spesso infangato, portandosi a casa al termine degli allenamenti borsoni pesanti e bagnati per la disperazione di mamme e morose. Poi certo è arrivato il campo in sintetico, ma ciò non toglie ancor’oggi il fascino per quella palla che rotola, incomprensibile a chi non riconosce nel calcio quel suo mistero tutto speciale. Bill Shankly, calciatore scozzese degli anni ’70, diceva: “Alcuni credono che il calcio sia una questione di vita o di morte. Non sono d’accordo. Il calcio è molto, molto di più”. Anche a Monteviale.
Nelle foto seguenti: alcune compagini del Monteviale degli ultimi anni, capaci di vere imprese sportive con il passaggio di categoria fino alla “promozione” conseguita nel 2020