Mestieri de ‘na volta – il cesellatore di Monteviale

Di Bruno Cozza

Si chiama Bruno Trevisan e porta nel suo lavoro lo spirito e l’impegno di tempi ormai passati. Un franco colloquio

Non capita tutti i giorni in un piccolo paese di Monteviale di dover scrivere di una persona, della sua vita, del suo lavoro perché tali da evidenziarsi e porgersi all’attenzione dei cittadini. La persona di cui vogliamo parlare si chiama Bruno Trevisan, cesellatore, quasi un sopravvissuto di questo antico ma pure sempre moderno e nobile lavoro. Trevisan non è più il giovanotto aitante di un tempo ma una straordinaria vitalità vibra ancora nella sua persona. Incline al dialogo e di umor faceto, il tono vivace e allegro passa rapidamente a malinconie sentimentali specie quando i ricordi fanno rimontare certe pulsazioni lontane. E’ stato allievo del fratello maggiore, Oreste, dal quale apprese con entusiasmo i segreti del mestiere. Bepi, il fratello più giovane, anche lui scomparso, fu cesellatore e incisore di alto valore, conosciutissimo a Vicenza dove ha lasciato tracce indelebili della sua arte in varie oreficerie. Abita in via Donestra di Monteviale, una via che, malgrado qualche recente costruzione, emana ancora il fascino del vecchio “Olmo”, l’impronta inalterata di tempi lontani dalle lusinghe tecnologiche: sono rimaste le vecchie scuole, l’asilo, il molino, la fontana; e la vecchia muraglia, che fiancheggia la strada e a tratti ancora rigonfia e sinuosa con disagio dei passanti e dei veicoli. Abita in una villetta prefabbricata, lontana dalla strada a ridosso del colle, incastonata fra il verde di piante ornamentali. Ci porta subito nello scantinato della casa adibito a laboratorio, dove sono sistemati il tavolo da lavoro con gli scaffali alle pareti e nel fondo un lungo banco carico di materiale e oggetti vari. Sparsi qua e là sul pavimento ci sono rotoli di rame in lastre sottili, altre di peltro e d’argento; regna un certo disordine tipico forse della sua indole tesa più alla tecnica del lavoro, che alla regola delle cose esteriori. Ci mostra una vasta gamma di oggetti finemente cesellati su vari tipi di metallo: sono piatti, vassoi, bracciali, figure di donne, immagini sacre.

Bruno Trevisan – foto tratta dal libro “All’ombra dell’olmo” –

Ci spiega: la prima fase del suo lavoro consiste nel preparare gli oggetti che taglia con la cesoia a mano dalle lamiere dopo averne disegnato il contorno per evitare la deformazione dei pezzi. Procede quindi alla definizione del contorno con una specie di scalpello e dopo averne tracciato il disegno sulla superficie dell’oggetto con la mazzetta e con il cesello, completa l’opera mediante vari altri attrezzi da lui stesso costruiti quali il raspino, il raschietto, lo zigrino e la mezzapalla. Ammiriamo il suo certosino lavoro non forse con l’occhio clinico dell’intenditore: ma è certo che tutti quegli arabeschi che si stagliano e si precisano battito su battito danno una gradevole e penetrante sensazione estetica. E si vede nel suo operare una sicurezza ed una plasticità maturata certamente in anni di duro lavoro. Ci mostra una Madonna alla quale tiene particolarmente. “Questa, ci dice, è la mia creatura preferita”; e il suo discorso si fa lungo a non finire, pervaso quasi da un certo naturale orgoglio. L’ immagine piace, il viso è fino e delicato, ne traspare una visione dolce e soave in un contorno cesellato che par di filigrana. Ci saluta con un sorriso che quasi splende come le lastre di metallo su cui graffia e scolpisce le sue suggestive e deliziose opere.

Pagina dedicata a Bruno Trevisan
Copertina della rivista bimestrale