Oligocene e pre-storia di Monteviale

Ci si può sorprendere notando come nella letteratura scientifica il nome di Monteviale sia di primissimo piano. Cercando in rete fioccano gli articoli, anche in inglese, in cui il nostro paese viene citato. Questa attenzione ha radici profonde e se ne trova traccia negli articoli di precursori della geologia come il Maccà che nel 1814 scrive diffusamente delle “curiosità geologiche di Monteviale”. Di quali curiosità si sta parlando? Tutto prende avvio dalla grande quantità di fossili che si ritrovano a inizio ‘800 in una zona conosciuta localmente come “Lo scaranto”. Qui la fervente attività estrattiva mineraria della seconda rivoluzione industriale fa di Monteviale, per quanto ad oggi possa sembrare difficile crederlo, un importante centro di estrazione della lignite. Materiale che verrà asportato dal sottosuolo, a fasi alterne, per 150 anni di attività delle miniere per essere utilizzato soprattutto nelle fornaci di calce. La domenica mattina i minatori erano soliti portare nella piazza del paese i fossili estratti e li vendevano a studiosi che arrivavano anche da molto lontano.

 

La storia di quei fossili comincia circa 30 milioni di anni fa, nell’Oligocene. La dinamica delle tettonica a placche fa sì che Monteviale si trovi molto più vicina all’equatore di quanto sia adesso. Di conseguenza il clima è di tipo tropicale.

All’epoca quest’area è conformata come un atollo ricco di barriere coralline. Poterebbe ricordare per caratteristiche fisiche e climatiche all’attuale Belize. Questa laguna è sufficientemente profonda da essere spazzata da correnti di marea. L’attività vulcanica del sottosuolo fa poi sì che Monteviale si trasformi in una grande isola con un cratere latente nel mezzo, al cui centro permane una zona d’acqua dolce o forse salmastra.

La palude è circondata da fitta vegetazione ma soprattutto è popolata da un varietà stupefacente di animali: piccoli rinoceronti, ippopotami, insettivori e enormi pipistrelli, ma anche pesci, anfibi, tartarughe e coccodrilli.

In questa depressione che che si depositano i resti vegetali strappati dalla foresta durante gli uragani. È la fase in cui si formano i resti fossili che gli studiosi classificheranno come unici al mondo.

Vista con la scala del tempo della geologia, l’isola di Monteviale ha avuto vita effimera, presto strappata dall’implacabile azione del mare.

Quello che ci è stato riconsegnato dal tempo è però un patrimonio inestimabile: 18 specie di vertebrati di eccezionale valore paleontologico, tra cui lo straordinario reperto di magachirottero ( uno dei più antichi pipistrello giganti al mondo. Purtroppo andato distrutto nei bombardamenti del ‘44), i vari resti di coccodrillo e il rarissimo antracoterio, lontano parente dell’ippopotamo.

Sul nostro territorio oggi resta ben poco di quella stagione delle miniere in cui il sottosuolo veniva percorso e indagato con grande laboriosità: qualche breve galleria esplorativa, tracce d’ingressi franati e nient’altro. Nessuna miniera rimane aperta e se lo fosse i pericolosi ristagni di anidride carbonica e gli smottamenti la renderebbero impraticabile.

Per approfondimenti si rimanda al testo di Paolo Mietto, La geologia di Monteviale e le miniere di lignite, 2006