(PG) “Tra le molteplici figure alle dipendenze dei proprietari terrieri di ausilio nella lavorazione delle terre, spiccava anche quella del bracciante. […] esistevano due categorie di questi lavoratori: quelli fissi detti obbligati e quelli avventizi (giornalieri) detti anche non obbligati. Essi rappresentavano la forza-lavoro salariata su cui faceva leva tutto il sistema e mentre i braccianti fissi venivano reclutati in paese, per i giornalieri spesso era necessario ricorrere a quelli degli altri villaggi, non essendovi a Monteviale eccedenza di manodopera. Gli obbligati percepivano il vitto quotidiano, il vin piccolo (vino annacquato), un salario giornaliero di 20 soldi veneti, un po’ di terra da coltivare a mais (circa due campi) trattenendo una parte del raccolto, e la loro mercede poteva essere variabile nelle diverse stagioni, con un supplemento durante la mietitura e i grandi lavori estivi; inoltre vivevano negli annessi rurali di proprietà del padrone. Per i non obbligati invece, il salario giornaliero corrispondeva a 20 soldi veneti il giorno di San Martino (11 novembre) fino al 25 di marzo, e a 25 soldi per il resto dell’anno. Erano quindi meglio retribuiti, ma parte delle entrate era destinata al pagamento dell’affitto sia per l’abitazione (le cosiddette casette da brazzente) che per un pezzo di terra da coltivare, ed inoltre non avevano la certezza dell’impiego per tutto l’anno. (dal libro “Monteviale nell’Ottocento” di Stefano Corato)
“Chi no magna oca a San Martin, no’l fa el becco de un quatrin”
“da San Martin el mosto diventa vin”